sabato 2 febbraio 2013

Effetto Blocher

Domenica 16 ottobre 2012 siamo scesi in Luftloch e di quest’uscita abbiamo lasciato una breve relazione in uno specifico post.
Detta relazione finiva, però, con una frase abbastanza sibillina che diceva: “…i nostri occhi increduli hanno avuto bisogno di qualche minuto per abituarsi e accettare lo spettacolo unico della natura cui stavamo assistendo…”. Si precisava, infine, che quanto prima sarebbero state pubblicate le immagini dello strano fenomeno che abbiamo osservato.
Bene, è giunto finalmente il momento di svelare cosa abbiamo visto quel giorno, sul fondo della Luftloch. Non l’avevamo ancora fatto semplicemente perché non eravamo sicuri di riuscire a evidenziare in modo appropriato le forti sensazioni provate che, trasportate dal profondo della grotta allo schermo di un computer, potevano risultare ridotte, distorte, se non addirittura travisate.
Riprendiamo quindi il discorso facendo una breve introduzione.
Tutti sanno che, in ambiente carsico, l’acqua che cade in superficie scende lentamente in profondità attraverso le fessure della roccia. Queste fessure possono essere di dimensioni ridotte o possono anche essersi allargate nel corso dei millenni, fino a diventare quelle che noi chiamiamo grotte.
L’abisso denominato Luftloch è una cavità che presenta varie caratteristiche: come ogni altra grotta partecipa in qualche modo a trasportare in profondità l’acqua piovana che cade in superficie, ma risente anche delle piene del fiume Timavo sotterraneo, che quando alza il suo livello provoca forti correnti d’aria in uscita dal suo ingresso.
Si tratta di fenomeni che di norma convivono e che, nella stragrande maggioranza dei casi, non interferiscono l’uno con l’altro.
Vi possono essere, però, alcune sporadiche circostanze che, a causa della concomitanza di più fattori, producono effetti strabilianti.
Domenica 16 ottobre 2012 si è presentata una di queste strane eccezioni. La situazione era la seguente: grandi piogge in territorio sloveno avevano portato a una piena del fiume Timavo. L’acqua si era riversata nelle gallerie che scorrono sotto il Carso causando un rapido innalzamento del livello delle acque sotterranee. Questo innalzamento aveva portato, in alcune cavità che noi chiamiamo “timaviche”, alla creazione di forti correnti d’aria in uscita dalle stesse. Flussi di una certa entità (anche se non eccezionali) erano riscontrabili all’abisso di Trebiciano, alla Grotta di Lazzaro Jerko ed anche alla Luftloch che, pur non avendo ancora raggiunto il Timavo (nonostante più di dodici anni di scavi) presenta un collegamento certo con il fiume sotterraneo.
Nella stessa giornata era riscontrabile anche una notevole piovosità localizzata su tutto il Carso, con una grande quantità d’acqua che scendeva dalla superficie verso il basso, che nella Luftloch si concretizzava in un bel torrentello che seguiva i pozzi e i cunicoli fino all’attuale fondo (punto in cui si continua a scavare).
I passaggi in cui può infilarsi l’aria in pressione possono essere più di uno, così come quelli attraverso i quali l’acqua scende in profondità, ma all’interno di questa grotta, alla quota di circa 245 m di profondità, si vede che il passaggio è solamente uno.
L’acqua del torrentello, dopo aver disceso pozzi e percorso cunicoli, si gettava nel pozzetto finale di tre metri, da noi scavato allargando una piccolissima fessura. L’aria sospinta dalla piena, saliva verso la superficie infilandosi anch’essa nella stessa stretta spaccatura.
Era questo il punto fatidico dell’incontro dei due elementi: acqua in discesa e aria in salita. 
Detto così sembra una cosa quasi banale, ma bisogna immaginare cosa si è presentato, in realtà, agli occhi dei due esploratori (Marco Restaino e Massimiliano Blocher): il pozzetto quasi completamente riempito d’acqua (più di due metri) con alla sua base una potente fuoriuscita d’aria in pressione.
La prima impressione è stata quella di un grande “idromassaggio” dove l’acqua era sconvolta dalla furia dell’aria. Poi le immagini si sono rincorse pensando a una buffa “lavatrice carsica”, a un “autolavaggio speleologico”… In realtà si trattava di un grande fenomeno naturale, un delicato equilibrio fra acqua e aria, forse unico nel suo genere e comunque veramente raro. Il forte rumore dell’acqua che gorgogliava, le tante bolle, i sibili dell’aria, gli schizzi, i brombolii che si potevano sentire in quel momento, quasi la vibrazione di quelle strette pareti e la sensazione della grande forza espressa dalla natura, rimarranno per sempre scolpiti nel ricordo dei due esploratori.

Alla fine di questa relazione abbiamo inserito un filmato che, dopo aver vagliato tutto il materiale disponibile, è quello che rende meglio quanto vissuto in quei momenti. Ovviamente bisogna pensare di essere a 245 m di profondità, in un cunicolo alla base di pozzi battuti da un torrente, bisogna immaginare il rumore, l’aria intrisa di goccioline d’acqua, la grande energia espressa da quello che possiamo chiamare uno “scontro fra elementi”, e forse solo così sarà possibile percepire questo fenomeno nella sua completezza.
Non sapevamo quale nome dare a quello che abbiamo visto e quindi abbiamo deciso per una denominazione di fantasia. In onore al primo esploratore che l’ha osservato, abbiamo deciso per “effetto blocher”. Parola dal suono forte e adatta a ciò che vuole indicare.

In seguito abbiamo pensato a quelle segnalazioni che, nel corso del 19° secolo, avevano riguardato alcuni punti del Carso. I “villici” locali affermavano che, in particolari circostanze, l’acqua del Timavo sotterraneo usciva addirittura all’esterno sul fondo di alcune doline, già conosciute per le correnti d’aria che si sviluppavano in occasione delle piene. In realtà non c’era nessuna risalita d’acqua (il dislivello era troppo grande) ma la pioggia, invece di infiltrarsi nel terreno, veniva ricacciata in superficie dalla violenza dell’aria in pressione. Anche in quelle occasioni, quindi, si manifestava il particolare “effetto blocher”,  non nelle profondità di una grotta come lo abbiamo osservato noi, ma addirittura in superficie.

Gli scavi e le esplorazioni alla Luftloch continuano e speriamo in imminenti e interessanti novità.